Immerso in n bosco di alberi secolari ed adagiato sulle dolci colline della Brianza, il G.C. Carimate è stato disegnato su un territorio che si può considerare pressoché perfetto per accogliere un percorso di buon livello.

Il campo risulta interessante anche dal punto di vista progettuale. Gli architetti sono stati in grado di esaltare la particolare forma dei confini della proprietà, disegnando un percorso che offre visuali sempre nuove verso le colline che circondano il podere.




Le prime nove buche si rivelano piacevolissime da giocare; si alternano buche sempre diverse una dall’altra, con un’alternanza di ostacoli e angoli di gioco al green praticamente unici nel panorama golfistico italiano. Queste caratteristiche non si ritrovano nella seconda parte del percorso; non vi è traccia di un par 3 fino alla buca 15 e l’ultimo par 5 di tutto il percorso verrà giocato alla 11.
Le buche non sono in genere molto lunghe e per questo a Carimate ogni golfista si può esprimere a massimo delle proprie potenzialità, raggiungendo punteggi altrimenti impossibili su alcuni campi di moderna concezione, dove la “potenza” del giocatore è ormai troppo spesso eccessivamente premiata.

La naturale topografia del terreno favorisce inoltre colpi al green sia in salita, che in discesa, così che la scelta del bastone da giocare può rivelarsi difficoltosa per i golfisti che, per la prima volta, camminano per questi fairways.



Le difficoltà del campo sono date principalmente dagli ostacoli di sabbia e dalla vicinanza delle piante, presenti praticamente in ogni buca. Il bosco, oltre ad offrire un contesto scenografico ineguagliabile, entra in gioco definendo gli angoli dei dogleg in almeno una decina di buche, ponendo molta enfasi sulla precisione nei colpi dal tee. Totalmente assenti gli ostacoli d’acqua in gioco, l’unico laghetto è quello che si incontra al par 3 della 17; il bordo dell’acqua,tuttavia, oltre ad essere molto lontano dal bersaglio, è praticamente invisibile dal tee, togliendo così l’effetto psicologico dell’ostacolo e causando brutte sorprese per i giocatori che sbagliano di molto sulla destra.



Lo stile dei bunker è incredibilmente contrastante, come raramente capita di vedere sui campi italiani. Si possono notare, soprattutto nelle prime nove buche, dei bellissimi bunker appena ricostruiti, caratterizzati da sponde d’erba molto alte e perfettamente integrate con le aree circostanti. Da segnalare la combinazione di bunker attorno al green della buca 5: una composizione artistica eccezionale.


Quest’armonia di forme stride completamente con l’assurdità nello stile di disegno scelto per alcuni ostacoli di sabbia in molte delle buche del percorso. Da notare la serie di 7 bunker che delimitano la parte esterna del dogleg della buca 12, totalmente fuori luogo considerando l’ambiente circostante. Particolarmente inadeguato anche il complesso del green della buca 16, dove delle chiazze di sabbia molto chiara messe senza un apparente senso logico, distolgono lo sguardo da un panorama mozzafiato sullo sfondo del green. Sono inoltre sparsi qua e là nel percorso alcuni dossi attorno ai green con scolpiti bunker dalle forme più bizzarre. L’impressione è che gli architetti abbiano cercato di spingersi un po’ troppo in là, cercando di raggiungere forme di nuova concezione, ma fallendo totalmente nel risultato finale.



Andando alcune scelte paesaggistiche alquanto discutibili, il Golf Club Carimate è un test da affrontare per capire la propria abilità nello scoccare colpi con precisione, sia dal tee, che negli approcci al green. E’ un campo dove imparare a studiare la strategia di gioco e misurare i vantaggi che possono scaturire da uno studio “intelligente” del percorso con i suoi ostacoli.